Dopo due anni di crescita straordinariamente alta, il ritmo dell’inflazione sta calando, ma guerre e tensioni geopolitiche potrebbero riservare sorprese per il futuro. Di certo c’è che le retribuzioni non hanno recuperato il potere d’acquisto e che i prezzi non torneranno ai livelli precrisi. Prendiamo l’indice IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i Paesi dell’Unione Europea).
Nel 2022 questo indice (trascinato soprattutto dai rincari dell’energia) è aumentato del +8,7%; nel 2023 ha rallentato il ritmo di accelerazione, ma la crescita procede spedita con un +5,9%. Il cosiddetto “carrello della spesa”, ovvero il comparto alimentare, ha registrato prezzi che invece sono aumentati del 10,2% nel 2023, rispetto al +9,3% dell’anno precedente.
L’incremento medio delle retribuzioni è ampiamente sotto la crescita dell’inflazione. È come se avessimo avuto una decurtazione media del 12% dei nostri stipendi. La contrattazione decentrata (aziendale o territoriale), nonostante la detassazione di premi e accordi di produttività, non decolla. Riguarda solo una minoranza delle aziende.
Per difendere i salari bisogna puntare sui rinnovi dei contratti nazionali. Già la durata triennale non consente un adeguato recupero, soprattutto in momenti di accentuata dinamica dei prezzi.
SOMMARIO
Titolo | pag. |
Inflazione, occupazione e profitti record IL 2024 SARÀ L’ANNO DEI CONTRATTI? | 1 |
LA COP28 RILANCIA LE AMBIZIONI DEL NUCLEARE | 2 |
LA TECNOLOGIA DEI REATTORI NUCLEARI | 4 |
NECESSITÀ DI COALIZIONE TRA I TECH WORKERS | 5 |
LE SFIDE DI MARTE | 6 |
CROWDSOURCING Nuove tecnologie e vecchie forme di sfruttamento | 7 |